L’anca è una delle articolazioni più importanti del corpo umano, responsabile di supportare il peso corporeo e consentire una vasta gamma di movimenti essenziali per la nostra vita quotidiana. Il dolore all’anca, noto anche come coxalgia, è un problema che può colpire persone di tutte le età, limitando significativamente la mobilità e la qualità della vita.
Durante il 100° Congresso della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, è stato riportato che in Italia ogni anno vengono impiantate oltre 200.000 protesi. Di queste, più di 100.000 sono protesi d’anca, poco oltre 85.000 sono protesi di ginocchio, mentre circa 15.000 sono protesi di spalla, gomito e caviglia.
La coxalgia può derivare da molteplici cause, tra cui traumi, infiammazioni, patologie degenerative e altre condizioni. Riconoscere i sintomi e comprendere le possibili cause è fondamentale per individuare il trattamento più appropriato e migliorare il benessere del paziente.
Cause del dolore all’anca
Il dolore all’anca può avere origine da diverse condizioni, spesso legate a traumi, infiammazioni o patologie croniche. Tra le cause più comuni si annoverano i traumi diretti, come le fratture dell’anca, che sono particolarmente frequenti negli anziani a causa della fragilità ossea. Le lesioni croniche, spesso derivanti da attività sportive o lavorative che sollecitano ripetutamente l’articolazione, possono anch’esse provocare coxalgia.
L’artrite infiammatoria e le infezioni delle componenti articolari rappresentano ulteriori fonti di dolore. Inoltre, una delle cause più comuni di dolore all’anca è la coxartrosi, una malattia degenerativa che colpisce soprattutto gli anziani, ma che può interessare anche i giovani sportivi.
Sintomi della coxalgia
Il dolore all’anca si manifesta tipicamente nell’inguine e può irradiarsi verso il gluteo o il ginocchio. Questo tipo di dolore può interferire significativamente con la deambulazione e le attività quotidiane. La coxalgia può colpire una o entrambe le anche, causando dolore persistente sia a destra che a sinistra. Un sintomo distintivo è il dolore avvertito mentre ci si siede o ci si alza da una sedia, spesso accompagnato da una riduzione dell’arco di movimento dell’articolazione. Molti pazienti riferiscono anche dolore notturno, che può disturbare il sonno, e difficoltà a trovare una posizione confortevole a letto.
Artrosi dell’anca
La coxartrosi è una delle cause principali di dolore all’anca. Si tratta di una malattia degenerativa che comporta il progressivo deterioramento della cartilagine che riveste l’articolazione coxofemorale. Con il tempo, questa condizione può portare a una perdita significativa della funzionalità articolare e, nei casi più gravi, a una deformazione delle strutture ossee coinvolte. La coxartrosi è tipica dell’invecchiamento, ma può colpire anche i giovani, soprattutto coloro che praticano sport ad alto impatto che sollecitano intensamente l’anca. Il processo degenerativo della cartilagine può essere accelerato da fattori come la sedentarietà, l’obesità e una predisposizione congenita.
Esami diagnostici per il dolore all’anca
Per diagnosticare correttamente la causa del dolore all’anca, è essenziale un’approfondita valutazione clinica che comprende tre fasi fondamentali. La prima è l’anamnesi, durante la quale il medico raccoglie informazioni dettagliate sulla storia clinica del paziente e sui sintomi riportati. La seconda fase è l’esame obiettivo, che permette di valutare l’articolazione e individuare eventuali segni di infiammazione, gonfiore o limitazione del movimento. Infine, le analisi strumentali, come la radiografia e la risonanza magnetica, sono cruciali per ottenere un’immagine precisa dell’articolazione e delle sue eventuali alterazioni strutturali.
Trattamenti conservativi per il dolore all’anca
Il trattamento iniziale per la coxalgia è di tipo conservativo e mira a ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare senza ricorrere alla chirurgia. Le terapie farmacologiche sono spesso la prima linea di intervento e includono l’assunzione di antidolorifici e antinfiammatori. In alcuni casi, possono essere effettuate infiltrazioni di acido ialuronico direttamente nell’articolazione per lubrificare e proteggere le superfici articolari. La fisioterapia è fondamentale per rinforzare la muscolatura e migliorare la mobilità. Per i pazienti in sovrappeso, la perdita di peso può ridurre significativamente il carico sulle articolazioni e alleviare il dolore.
Oltre alle terapie farmacologiche e fisiche, ci sono tecniche strumentali che si rivelano efficaci nelle prime fasi del dolore all’anca, soprattutto per gestire l’infiammazione e ritardare interventi più invasivi. La tecarterapia migliora la microcircolazione utilizzando un campo elettromagnetico per stimolare i processi naturali del corpo di riduzione dell’infiammazione e riparazione dei tessuti. Come scritto sulle pagine del sito di Studio Delos, utilizza il trasferimento energetico capacitivo e resistivo, e le onde d’urto, che sfruttano onde acustiche ad alta energia. Queste tecniche aiutano a ridurre l’infiammazione e a promuovere la rigenerazione dei tessuti, fornendo sollievo dal dolore e migliorando la mobilità articolare.
Medicina rigenerativa per il dolore all’anca
Le tecniche di medicina rigenerativa stanno emergendo come una promettente opzione di trattamento per il dolore all’anca. Questi trattamenti sfruttano il potenziale rigenerativo dei tessuti autologhi, prelevati dallo stesso paziente, per stimolare la riparazione e la rigenerazione delle strutture danneggiate. Tra le principali tecniche utilizzate vi sono il PRP (Platelet Rich Plasma), che prevede l’iniezione di plasma ricco di piastrine, e l’uso di cellule staminali, spesso prelevate dal tessuto adiposo del paziente. Questi approcci hanno dimostrato efficacia nel ridurre il dolore e migliorare la funzionalità articolare.
Intervento chirurgico per il dolore all’anca
Quando i trattamenti conservativi e rigenerativi non sono sufficienti a controllare i sintomi della coxartrosi avanzata, l’intervento chirurgico diventa necessario. La sostituzione protesica dell’anca è uno degli interventi più comuni e consiste nel sostituire le superfici articolari danneggiate con impianti artificiali. L’intervento può essere eseguito con tecniche tradizionali o mediante l’uso di robot, che garantiscono una precisione elevata nell’installazione delle protesi. L’operazione viene generalmente effettuata in anestesia spinale e ha una durata di circa un’ora. Ogni anno, milioni di pazienti si sottopongono con successo a questo tipo di intervento, che offre un significativo miglioramento della qualità della vita.
Recupero post-operatorio per la protesi d’anca
Il recupero dopo un intervento di protesi d’anca è un processo ben strutturato che mira a ripristinare la funzionalità dell’articolazione e l’autonomia del paziente. Già poche ore dopo l’operazione, i pazienti sono incoraggiati a rialzarsi e a camminare con l’aiuto del personale medico. Nei giorni successivi, vengono assistiti nello svolgimento delle attività quotidiane per favorire una corretta riabilitazione. La dimissione dall’ospedale avviene solitamente entro due o tre giorni dall’intervento. Il percorso riabilitativo continua a casa o in centri specializzati e dura mediamente tre o quattro settimane, durante le quali il paziente impara a muoversi autonomamente e a riprendere le proprie attività quotidiane.
Dolore all’anca nei giovani
Anche se il dolore all’anca è più comune negli adulti e negli anziani, può colpire anche i giovani. Tra le patologie che possono causare coxalgia in età giovanile ci sono la displasia dell’anca e l’artrite reumatoide giovanile. La displasia dell’anca è una malformazione congenita che impedisce alla testa del femore di inserirsi correttamente nell’acetabolo, predisponendo l’articolazione alla lussazione. L’artrite reumatoide giovanile, invece, è una malattia autoimmune che provoca infiammazione e dolore nelle articolazioni. In entrambi i casi, è essenziale una diagnosi precoce e un trattamento adeguato per prevenire complicazioni a lungo termine.