L’allattamento al seno comporta una serie di benefici tanto per la mamma quanto per il bambino. Sull’argomento però non c’è ancora la preparazione necessaria e molte donne che arrivano a questa fase cruciale della loro vita senza aver approfondito più di tanto il problema.
Allattamento al seno: perché fa bene a mamma e bebè?
Un’opinione accettata da tutti gli specialisti del settore è che il latte materno possa essere utilissimo al bambino appena nato che affronta le prime fasi del suo sviluppo psichico, fisico ed emotivo. Altrettanto diffusa è l’idea che la mamma possa a sua volta trarre dei vantaggi, non solo emozionali, dall’attaccare al seno il suo piccolo per poi nutrirlo.
Benefici per la mamma
Tra gli effetti positivi più apprezzabili in assoluto citiamo innanzitutto le ripercussioni sull’utero. La neomamma che riesce ad allattare la sua creaturina può constatare un ridimensionamento rapido di questa parte del corpo che in breve tempo riacquisisce le dimensioni originarie. Inoltre, proprio tale prassi, evita che la madre possa andare incontro al rischio di successive emorragie.
Come ribadito nel corso della giornata mondiale contro il cancro (vedi l’infografica sul sito aicr.org) le donne che allattano al seno sono statisticamente meno soggette allo sviluppo di cellule tumorali nelle mammelle ed ancora nell’utero, soprattutto nel periodo che precede la menopausa. In più esse possono sperare pure di avere una fragilità ossea meno pronunciata rispetto alle altre donne, in particolar modo nella fase più matura della loro vita.
Un’altra bella notizia è che se durante la gravidanza il pancione è cresciuto più del dovuto, allattando al seno i chili in eccesso verranno smaltiti più celermente (ovviamente aiutandosi con un corretto regime alimentare e con un po’ di attività fisica). E poi volete mettere l’adrenalina che si libera in corpo ad ogni poppata?
Benefici per il bambino
Passiamo adesso ai benefici per il piccolino. Succhiando il latte dal seno materno il bebè avrà sin da subito la possibilità di sviluppare un sistema immunitario forte ed efficiente nonché di prevenire tutta una serie di patologie particolarmente fastidiose che vanno dalle malattie respiratorie alle infezioni del canale uditivo passando ancora per gastroenteriti et similia. Non è un caso insomma che nell’arco della loro vita, e soprattutto della loro infanzia, i bimbi nutritisi del latte materno siano statisticamente meno soggetti a ricoveri e disturbi sanitari in genere.
Molte ricerche hanno poi accertato che questi fortunati bebè hanno una minore probabilità di sviluppare una tendenza all’obesità oppure ancora di essere vittime di allergie e patologie ortodontiche. La cosa comunque più importante è che per loro l’allattamento al seno si traduce anche nell’instaurarsi di un rapporto di amore con la madre, nello sviluppo del concetto di affetto e familiarità nonché nella nascita di una buona parte della sfera emotiva.
Prepararsi all’allattamento
Il latte all’interno del seno materno si forma nel corso della gravidanza. Questo processo può in qualche modo essere favorito dalla donna. Per far ciò ad esempio si raccomanda di mangiare in maniera equilibrata e nutriente, ma anche di vestirsi con abiti capaci di sorreggere adeguatamente il peso del seno.
Soprattutto in questa fase della vita inoltre si consiglia di lavare con cura la zona interessata alternando l’uso di acqua calda e di acqua fredda, di idratare la pelle e, se possibile, di prendersi del tempo per massaggiare questa importante zona del corpo. Allo scopo ci si avvarrà di oli delicati e di prodotti specifici.
Torna utile infine praticare una ginnastica mirata: ricordiamoci che nel seno sono presenti dei muscoli!
Quando i capezzoli sono piatti o introflessi
A volte le neomamme incontrano delle difficoltà oggettive ad allattare i loro cuccioli. Capita ad esempio che i capezzoli siano piatti o introflessi (a questa pagina su mammepestifere.it è spiegato come riconoscerli) e quindi meno afferrabili dalle labbra del bambino. Tuttavia questa eventualità non deve destare particolari preoccupazioni. Esistono infatti delle tecniche utili ad arginare il problema.
Durante la gestazione, essendo già a conoscenza del proprio disturbo, è possibile utilizzare dei modellatori che poco alla volta aiutino il capezzolo ad assumere la giusta forma. In alcuni casi è comunque sufficiente adoperare questi attrezzi in vista della poppata.
In alternativa è possibile anche utilizzare delle coppe raccoglilate, i tiralatte veri e propri o addirittura praticare della ginnastica mirata (per esempio i cosiddetti esercizi di Hoffman), nonché, appena prima di attaccare il piccolino al seno, toccare i la zona con del ghiaccio o con le dita molto fredde.
Se è vero che un capezzolo introflesso o piatto può rappresentare un problema per chi desidera allattare al seno, problema tanto più evidente quando il piccolo è prematuro, è altrettanto vero che le soluzioni ci sono e che sono anche tante e che tra queste ci sarà di certo quella più adatta al proprio caso. Non serve quindi preoccuparsi eccessivamente: meglio invece godersi questo magico momento della propria vita.