L’ernia iatale è un problema diffuso tra la popolazione di tutto il mondo, infatti secondo le statistiche, circa il 50% delle persone ne soffre. Spesso questo problema è associato alla sindrome del reflusso gastroesofageo, una condizione clinica dove il contenuto gastro duodenale arriva all’esofago e, in base alla quantità e la frequenza con cui questo accade, possono presentarsi lesioni della mucosa esofagea più o meno rilevanti.
Cos’è l’ernia iatale
Diciamo subito che esistono due tipologie di ernia iatale. Sarà il medico, attraverso le opportune indagini diagnostiche, a capire in quale gruppo rientra la tua ernia.
Circa il 90% delle persone soffrono di ernia da scivolamento. Una porzione dello stomaco scivola attraverso lo iato esofageo provocando così il reflusso gastro-esofageo. Più rara e pericolosa invece è l’ernia da rotolamento. La giunzione tra lo stomaco e l’esofago rimangono nella sede naturale, il fondo dello stomaco invece passa nel torace.
Come si forma l’ernia iatale
Per comprendere come si forma l’ernia iatale dobbiamo comprendere prima di tutto il funzionamento del diaframma. Il diaframma è un muscolo largo che separa il torace dall’addome e presenta un foro, lo iato esofageo. E’ attraverso questo foro che passa l’esofago, in modo che possa scendere nell’addome per allargarsi e trasformarsi nello stomaco, la cui forma ricorda quella di un sacco. Quando lo iato esofageo lavora a dovere, si stringe e chiude lo stomaco impedendo così al cibo di fuoriuscire.
In alcuni casi però l’esofago si accorcia e una porzione di stomaco si muove in direzione del torace. Ecco che risale e passa attraverso lo iato esofageo provocandone un allargamento. Lo iato esofageo non riesce più a tornare alle sue dimensioni normali. Ciò significa che i succhi gastrici contenuti nello stomaco possono risalire verso l’alto provocando così un reflusso gastro esofageo. Il contenuto dello stomaco è piuttosto acido e, mentre su questo organo non ha alcun effetto negativo per via del suo rivestimento, risulta corrosivo per esofago e gola.
Sintomi e cause dell’ernia iatale
La maggior parte delle persone che soffre di ernia iatale è asintomatica. Quando invece sono presenti i sintomi, nella maggior parte dei casi è sufficiente adottare uno stile di vita corretto. A generare la loro comparsa di solito è lo spasmo del muscolo diaframmatico oppure l’assunzione della posizione supina e quella flessa in avanti.
Tra i sintomi caratteristici di questo problema troviamo il bruciore di stomaco, il reflusso acido, gonfiore, nausea, alito cattivo, difficoltà o dolore al momento della deglutizione. L’ernia iatale può comparire a causa di traumi e lesioni ma anche per alcuni problemi congeniti, come per esempio l’apertura eccessiva dello iato. Può formarsi durante la gravidanza o una tosse cronica, perché in entrambi i casi vi è un aumento della pressione addominale.
Rimedi per ridurre i sintomi dell’arnia iatale
Un rimedio tipico contro questo tipo di disturbo è solitamente la terapia anti-acido, che però può provocare un peggioramento della digestione che come sappiamo avviene proprio per l’acidità dei succhi gastrici. Inoltre gli acidi distruggono batteri e virus che a causa degli antiacidi invece potrebbero finire nell’intestino. Visto che per questa tipica situazione, l’assunzione di medicine è rivolta alla diminuzione dei sintomi ma non agisce per sistemare il problema, quello che sembra più utile è l’assunzione di gastroprotettori, medicinali rivolti alla protezione degli organi interni.
Oltre al famoso Gaviscon, che però può essere assunto per un periodo limitato, c’è anche Bianacid (vedi qui) che è 100% naturale e può essere assunto anche per periodi prolungati. Entrambi creano un film protettivo per le pareti degli organi che altrimenti sarebbero danneggiati dall’acidità in risalita. Ad avere gli stessi effetti ci sono anche i gastroprotettori naturali che andrebbero assunti anche da chi non ha sintomi evidenti, ma che è a rischio se ha uno stile di vita poco sano.
Esistono una serie di metodi naturali per ridurre i sintomi dell’ernia iatale. Generalmente per migliorare i sintomi è già sufficiente intervenire un po’ sullo stile di vita e l’alimentazione, rinunciando per esempio ai grassi. Inoltre è sconsigliato bere alcolici quando si soffre di ernia iatale, così come lo è il consumo di caffè, di cioccolato, alimenti piccanti e l’abuso di pomodori e agrumi. In pratica dovresti evitare tutti quegli alimenti che aumentano l’acidità gastrica.
Osteopatia contro l’ernia iatale
Se i rimedi farmacologici e quelli naturali lavorano sui sintomi per rendere sopportabile le conseguenze di un’ernia importante, che anche se non gravissima comunque costringe a vivere con nodi in gola e altri fastidi sul petto o dietro la schiena, l’osteopatia rappresenta una possibilità di riportare la situazione allo stato precedente la formazione dell’ernia iatale. Il lavoro dell’osteopata, sopratutto se come Massimiliano Sciannanteno può avvalersi del metodo di indagine dei sintomi tipico kinesiologia, consiste nell’eliminare le tensioni muscolo fasciali per riportare il muscolo allo stato iniziale.
L’intervento funzionale è indispensabile, ed oltre all’operazione (a cui si ricorre solo nei casi gravi che sfociano in ulcere e sanguinamenti) ma non sempre permette di arrivare a una soluzione completa dell’ernia iatale. I casi di insuccesso avvengono perché la piccola ernia iatale di oggi nasce da una situazione già compromessa da molto più tempo. Questo vuol dire che oltre alla disfunzione osteopatica sono presenti anche degli adattamenti organici dei tessuti. Significa che, se un muscolo per molti anni è stato contratto, ha perso almeno in parte la sua capacità di ri-allungarsi, che è l’obiettivo che si prefigge di raggiungere il lavoro delloteopata.
Quindi i risultati che possono essere raggiunti variano in base alla situazione iniziale e anche dalla tipologia di ernia, perché per quella da rotolamento nemmeno l’osteopatia può aiutare. Nonostante delle volte non è possibile raggiungere una guarigione totale, si può comunque correggere parzialmente la situazione. Un riequilibrio funzionale del diaframma permette di contenere il problema. Quando la causa non viene rimossa i sintomi tendono ugualmente ad aggravarsi. Il lavoro osteopatico quindi ha tempi lunghi, però non vuol dire che servano tante sedute, semplicemente ne occorrono alcune in un periodo di tempo lungo.